In molti stanno perdendo la Naspi: ecco quali sono gli erro da non commettere e che comportano la perdita del beneficio.
La Naspi, Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego, risulta essere una indennità mensile di disoccupazione. In particolare, consiste in un sostegno al reddito destinato ai lavoratori che si sono ritrovati a perdere il lavoro subordinato, perdendo in sostanza la loro occupazione.
Si tratta senza ombra di dubbio di una misura estremamente importante introdotta dal legislatore per aiutare in maniera concreta coloro che versano in condizioni lavorative ed economiche precarie. Ciò detto, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, è voluta intervenire in merito all’agevolazione chiarendo alcuni punti. Scopriamo insieme perché in molti la stanno perdendo e in particolare quali sono gli errori da non commettere.
Naspi: cosa dice la circolare dell’INPS
Mediante la circolare n 21 del 10 febbraio di quest’anno, l’Inps è intervenuta per chiarire cosa prevede la normativa in presenza di cessazione del rapporto di lavoro involontaria. A tal proposito, il legislatore ha stabilito che per avere accesso alla misura bisogna rispettare precise scadenze che riguardano la presentazione della domanda.
Tanto per cominciare va detto che le dimissioni per giusta causa rassegnate dal lavoratore durante il periodo di sospensione, ossia tra la data riferita alla sentenza dichiarativa fino a quella concernente la comunicazione del curatore, sono da intendersi rassegnate per giusta causa. L’effetto, tuttavia, è da considerarsi a partire dalla data di apertura della relativa liquidazione giudiziale. In questo caso le dimissioni costituiscono perdita involontaria dell’occupazione.
Conseguentemente, il lavoratore dimissionario può avere accesso alla prestazione, ovviamente, qualora sussistano anche gli altri requisiti.
Chi sono coloro che rischiano di non ricevere la NASpI
Ci sono alcune categorie di soggetti che rischiano di non ricevere la prestazione in esame. In particolare, stando a quanto stabilisce la normativa, la domanda per accedere alla Naspi deve essere presentata entro 68 giorni a partire dal termine del rapporto di lavoro. Va da sé che coloro che non rispettano i limiti stabiliti possono rischiare di perdere il beneficio dell’indennità anche laddove sussistano i requisiti previsti dalla normativa.
In conclusione, può essere utile sapere anche che colui che procede a presentare la domanda di Naspi deve ricordare di fornire anche la relativa lettera di dimissioni o di licenziamento. A tal proposito, saranno poi gli addetti ai lavori a procedere con la verifica del documento in questione. I controlli in particolare avverranno attraverso la consultazione di quelli che sono gli archivi del Registro delle imprese. Alla luce di quanto detto, dunque, è molto importante prestare la giusta attenzione a quelle che sono le informazioni fornite dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
In caso contrario, infatti, il rischio è quello di vedersi precludere la possibilità di beneficiare dell’importo economico in esame.