Sintomi di Long Covid, ancora oggi ti succede: una conseguenza irreparabile

I ricercatori dell’Università di Reading, nel Regno Unito, hanno voluto analizzare quelli che sono i sintomi di Long Covid: qual è la conseguenza irreparabile emersa.

Con il termine Long Covid si fa riferimento ad una sindrome clinica che può colpire i soggetti che sono stati contagiati dal covid 19. In particolare, si ha quando i sintomi causati dal virus persistono anche dopo che siano trascorse 4 settimane. A tal proposito, i ricercatori dell’Università di Reading, nel Regno unito, hanno voluto analizzare i sintomi che tendono a persistere nei soggetti risultati positivi al virus concludendo che esiste una conseguenza irreparabile.

Sintomi di Long Covid - Telereggiocalabria.it
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Si tratta senza ombra di dubbio di uno studio particolarmente interessante che consente di fare luce su quella che talvolta risulta essere una delle probabili ripercussioni del covid sui pazienti che risultano essere guariti.

Sintomi Long Covid, cosa dice lo studio

Nella gran parte di coloro che sono stati contagiati dal covid, tra i sintomi più comuni è stato rilevato una generale parosmia che consiste in un’alterazione dell’olfatto. Questa in particolare, può essere acuita dal consumo di determinati cibi.

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Questi, infatti, scatenerebbero alterazioni nella capacità di sentire gli odori. Essi sono il caffè, il pollo, le cipolle o ancora l’aglio. Nei pazienti che hanno avuto il covid, infatti, i predetti alimenti risultano avere un odore diverso: è il caso ad esempio del caffè che tende ad avere un sapore di gomma bruciata, una volta venuti a contatto con il virus. Secondo il team di ricercatori inglesi, infatti, i cibi che presentano un sapore pungente presentano delle molecole attive che finisce per distorcere i sapori.

La conclusione è stata raggiunta analizzando quasi 30 persone che presentavano il disturbo in esame e 15 che non ne erano affette. Ebbene, stando a quanto è emerso dallo studio ci sono diversi cibi e bevande che finiscono per presentare un odore particolarmente sgradevole per via della presenza di composti divisivi.

Le conclusioni dell’esperta

Jane Parker, professoressa di Chimica degli aromi e alla guida del Flavor Center presso l’Università di Reading, ha affermato che siamo in presenza di una prova piuttosto solida che il disturbo relativo alla parosmia non è assolutamente di origine mentale, ma fisico e dunque reale.

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In particolare ha spiegato che anche il sistema nervoso centrale risulta essere coinvolto nell’interpretazione dei segnali che vengono inviati allo stesso dal naso. In poche parole, la parosmia risulta essere un mix di meccanismi coinvolti che sono la percezione distorta dei cibi e quello che risulta essere il disgusto ad essa associata. Va detto, che gli esperti hanno deciso di scegliere il caffè come soggetto dello studio dal momento che spesso e volentieri è l’alimento che più di tutti è interessato da parosmia. Grazie ad un esame specifico, noto come olfattometria gascromatografica, sono state propinate tutte le componenti che contribuiscono a conferire al caffè il suo odore tipico.

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